Gli occhi dell'anima
- Antonio Pistorio
- 3 gen 2018
- Tempo di lettura: 2 min
"[...] È necessario comunque osservare le cose con gli occhi dell'anima, fuori dai riduttivi concetti della razionalità e della deduzione umana, avendo il coraggio di credere nell'impossibile e andare ben oltre le semplici apparenze. Sì, bisogna saper guardare al di là della nostra vista, verso l'inspiegabile, per far diventare ogni cosa possibile."
In uno dei momenti finali del suo incredibile racconto, James Tristano, il protagonista del mio romanzo, The Joe's Club, fa questa riflessione ripensando a tutto ciò che gli era accaduto nella sua vita. Il finale certamente non era affatto come se lo era immaginato, non lo poteva essere, anche perché realtà e assurdità sembrano quasi coincidere. Eppure lo sfondo, la motivazione principale, sembra essere più che reale e non solamente nella vita di James Tristano, persino nelle nostre, ricadute in una meccanicità disarmante, quasi fin troppo reale, cruda e materiale, l'assurdità va a toccare settori fondamentali della nostra vita. Nessuno di noi, ad esempio, può prevedere ciò che accadrà, neppure entro la propria sfera individuale e seppur a volte ci sorprende in modo negativo, la vita ci regala quell'effetto sorpresa, quel fattore straordinario di imprevedibilità che paradossalmente rende la nostra vita, vera Vita. E noi abbiamo il dovere di crederci, sia nell'assoluta imprevedibilità del caso, sia in tutto ciò che si trova al di fuori della nostra quotidianità, del controllo razionale e della nostra limitata conoscenza. Se non fosse così i più grandi personaggi dell'umanità non sarebbero mai stati così "grandi"; se non accettassimo di confrontarci con la nostra sana follia, madre della nostra irrazionalità, saremmo tutti delle macchine (anche se manca davvero poco dall'esserlo); se non avessimo creduto all'impossibile, come avremmo mai potuto accettare religioni, divinità, santi e miracoli? A volte è proprio indispensabile, utile e necessario credere nell'invisibile, nell'inspiegabile: l'uomo avverte questo bisogno sin dai primi tempi, proprio per raggiungere, realizzare qualcosa, che vada oltre le sue conoscenze, oltre le capacità che sa di possedere. Solcare la propria esistenza sta nel credere all'impossibile e poi realizzarlo: ecco perché qualcosa di straordinario è fattibile. In fin dei conti, sganciarsi (perdonatemi il termine) dalla deduzione cognitiva, è un dovere imprescindibile al fine di guardare oltre, raggiungere mete remote, scrivere la storia, soddisfare le aspettative e, soprattutto, consolarci nella fede. E' quello che fa Tristano, è quello che prima o poi farà ognuno di noi.
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